Storia del liscio: differenze tra le versioni

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== L'Età d'Oro: Gli Anni Venti e Trenta ==
== L'Età d'Oro: Gli Anni Venti e Trenta ==


Negli anni Venti e Trenta del Novecento, il ballo liscio conobbe una vera e propria età d'oro. In questo periodo, il liscio si consolidò come fenomeno culturale di massa, grazie anche alla diffusione della radio e dei dischi. Orchestre come quelle di Carlo Brighi, conosciuto come "Zaclèn", e Secondo Casadei, spesso considerato il padre del liscio moderno, divennero famose in tutta Italia.
Secondo Casadei, in particolare, portò il liscio a nuovi livelli di popolarità a partire dal 1928 quando formò la sua prima orchestra. I suoi brani divennero veri e propri inni della cultura popolare emiliano romagnola, come "Romagna mia" (1954). La sua orchestra, con arrangiamenti raffinati e una profonda comprensione delle tradizioni musicali locali, contribuì a stabilire gli standard del liscio come lo conosciamo oggi.
 
Secondo Casadei, in particolare, portò il liscio a nuovi livelli di popolarità con brani che divennero veri e propri inni della cultura popolare emiliana, come "Romagna mia". La sua orchestra, con arrangiamenti raffinati e una profonda comprensione delle tradizioni musicali locali, contribuì a stabilire gli standard del liscio come lo conosciamo oggi.


== Il Dopoguerra: La Modernizzazione del Liscio ==
== Il Dopoguerra: La Modernizzazione del Liscio ==
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di Felice Liperi
di Felice Liperi
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Dicono i contadini che per dare colore alla sfoglia si devono mischiare le uova di gallina con una o due uova di anatra, solo che quelle uova sono difficili da trovare perché le zaccole, così si chiamano le anatre in dialetto, le fanno in luoghi nascosti non nel pollaio come le galline, e allora la loro ricerca diventa complicata. Forse sta anche qui la ragione che ha spinto Carlo Brighi, il primo grande maestro della musica da ballo, ad amare la caccia alle anatre da cui ha preso il soprannome di Zaclèn, anatroccolo appunto. Da quel momento il suo destino è stato cercare quei pennuti per farne squisitezze come le note delle sue composizioni.
Dicono i contadini che per dare colore alla sfoglia si devono mischiare le uova di gallina con una o due uova di anatra, solo che quelle uova sono difficili da trovare perché le zaccole, così si chiamano le anatre in dialetto, le fanno in luoghi nascosti non nel pollaio come le galline, e allora la loro ricerca diventa complicata. Forse sta anche qui la ragione che ha spinto Carlo Brighi, il primo grande maestro della musica da ballo, ad amare la caccia alle anatre da cui ha preso il soprannome di Zaclèn, anatroccolo appunto. Da quel momento il suo destino è stato cercare quei pennuti per farne squisitezze come le note delle sue composizioni.
<br> [{{fullurl:Frammenti di un racconto sul ballo popolare emiliano romagnolo}} Leggi di più]
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==Altri territori==
Questo spazio offre un'opportunità per esplorare e valorizzare le culture territoriali, non solo quelle emiliano-romagnole.
Attraverso queste pagine e l’ascolto dei brani che vi sono contenute si può notare come il repertorio del liscio abbia avuto diffusione anche in territori diversi dalla Romagna.
* [https://sulleviedeicanti.ecomuseopt.it/#/scheda?id=87797 Valzer fisarmonica chitarra]
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* [https://sulleviedeicanti.ecomuseopt.it/#/scheda?id=86405 Nuvola]
* [https://sulleviedeicanti.ecomuseopt.it/#/scheda?id=87541 Capinera]
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* [https://sulleviedeicanti.ecomuseopt.it/#/scheda?id=86576 La zingarella]
* [https://sulleviedeicanti.ecomuseopt.it/#/scheda?id=86063 La Serafina]
==Foto==
Dall'archivio privato di Giuseppe Savini
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File:Anonimo anni 30.jpg|Anonimo, anni ‘30
File:Anonimo anni 50.jpg|Anonimo, anni ‘50
File:Anonimo anni 60 2.jpg|Anonimo, anni ‘60
File:Anonimo anni 60 3.jpg|Anonimo, anni ‘60
File:Anonimo anni 60.jpg|Anonimo, anni ‘60
File:Anonimo Gita in campagna anni 50.jpg|Anonimo, “Gita in campagna”, anni ‘50
File:Anonimo in giardino anni 30.jpg|Anonimo, “in giardino”, anni ‘30
File:Anonimo le tre grazie anni 30.jpg|Anonimo, “le tre grazie”, anni ‘30
File:Anonimo Riccione anni 60 2.jpg|Anonimo, Riccione, anni ‘60
File:Anonimo Riccione anni 60.jpg|Anonimo, Riccione, anni ‘60
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==Un Ballo Liscio Vol.2: Tradizione e Innovazione nella Musica Popolare Italiana==
A quasi 30 anni dal primo volume, il 3 maggio 2024 esce Un ballo liscio Vol.2 di Riccardo Tesi e Claudio Carboni, con 15 musicisti e le special guest Tosca e Fresu. L’album celebra l’identità evolutiva del liscio, unendo tradizione e innovazione. Nato in Emilia-Romagna, fonde le radici della danza popolare con influenze internazionali, creando un equilibrio tra origini e sperimentazione. Con melodie raffinate, virtuosismo strumentale e combinazioni sonore innovative, trasforma la tradizione in un’esperienza contemporanea e cosmopolita. Il progetto è inserito in Viralissima, festival musicale digitale ideato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna e realizzato in collaborazione con Ater Fondazione e LepidaTV.
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Versione attuale delle 04:51, 3 mar 2025

Storia del Ballo Liscio: Dalle Origini ai Giorni Nostri

Il ballo liscio rappresenta una delle espressioni più autentiche della cultura popolare italiana, particolarmente radicata nel tessuto sociale delle regioni dell'Emilia-Romagna, ma anche diffusa in altre aree del Nord e del Centro Italia. La sua storia è intrecciata con le vicende storiche e sociali del nostro paese, riflettendo l'evoluzione delle abitudini e delle dinamiche comunitarie dalla fine dell'Ottocento fino ai giorni nostri.

Le Origini: La Nascita di una Tradizione

Le origini del ballo liscio risalgono alla seconda metà del XIX secolo, in un periodo di grande trasformazione sociale e culturale. In questo contesto, l'Italia vedeva l'emergere di nuove forme di intrattenimento popolare, in parte influenzate dalle danze aristocratiche europee come il valzer, la polka e la mazurka, che furono adattate e reinterpretate in chiave popolare.

In Emilia-Romagna, la contaminazione tra le danze popolari locali e queste influenze straniere diede vita al "liscio", un termine che denota la fluidità e l'eleganza dei movimenti. Le orchestre di paese, con strumenti come il violino, la fisarmonica e il clarinetto, divennero i principali vettori di questa nuova forma di danza, che rapidamente si diffuse nei balli pubblici e nelle feste di paese.

L'Età d'Oro: Gli Anni Venti e Trenta

Secondo Casadei, in particolare, portò il liscio a nuovi livelli di popolarità a partire dal 1928 quando formò la sua prima orchestra. I suoi brani divennero veri e propri inni della cultura popolare emiliano romagnola, come "Romagna mia" (1954). La sua orchestra, con arrangiamenti raffinati e una profonda comprensione delle tradizioni musicali locali, contribuì a stabilire gli standard del liscio come lo conosciamo oggi.

Il Dopoguerra: La Modernizzazione del Liscio

Il secondo dopoguerra segnò un periodo di grande cambiamento per l'Italia e anche per il ballo liscio. L'affermarsi della società dei consumi e la crescente urbanizzazione portarono a una modernizzazione delle tradizioni popolari. Il liscio non fece eccezione e vide l'introduzione di nuovi strumenti, come la batteria e la chitarra elettrica, e influenze da altri generi musicali, come il jazz e il rock and roll.

Durante gli anni Cinquanta e Sessanta, il liscio si adattò ai nuovi tempi, mantenendo però la sua identità e il suo legame con le radici popolari. Le sale da ballo diventarono luoghi di ritrovo fondamentali per le comunità, offrendo un senso di continuità e appartenenza in un'epoca di rapide trasformazioni.

Il Liscio Contemporaneo: Tradizione e Innovazione

Oggi, il ballo liscio continua a essere una componente vitale della cultura italiana, sebbene abbia perso parte della sua centralità nelle dinamiche sociali rispetto al passato. Tuttavia, molte orchestre e gruppi musicali continuano a portare avanti questa tradizione, mantenendo vivo il repertorio classico e sperimentando nuove forme e contaminazioni.

Festival e manifestazioni dedicate al liscio, come il Festival di Sanremo del Liscio in Emilia-Romagna, testimoniano la vitalità e la capacità di attrarre nuove generazioni di ballerini e appassionati. Inoltre, liscio e folk rivivono nelle scuole di danza e nelle manifestazioni culturali, contribuendo a mantenere viva la memoria storica e culturale di un'Italia che danza.

In conclusione, il ballo liscio rappresenta non solo una forma di intrattenimento, ma anche un patrimonio culturale che continua a raccontare la storia di intere comunità, mantenendo vivo il legame con le radici e al contempo evolvendo con i tempi. La sua capacità di unire persone di diverse generazioni e background è una testimonianza del suo valore sociale e culturale, che merita di essere preservato e valorizzato

Frammenti di un racconto sul ballo popolare emiliano romagnolo

di Felice Liperi


Dicono i contadini che per dare colore alla sfoglia si devono mischiare le uova di gallina con una o due uova di anatra, solo che quelle uova sono difficili da trovare perché le zaccole, così si chiamano le anatre in dialetto, le fanno in luoghi nascosti non nel pollaio come le galline, e allora la loro ricerca diventa complicata. Forse sta anche qui la ragione che ha spinto Carlo Brighi, il primo grande maestro della musica da ballo, ad amare la caccia alle anatre da cui ha preso il soprannome di Zaclèn, anatroccolo appunto. Da quel momento il suo destino è stato cercare quei pennuti per farne squisitezze come le note delle sue composizioni.


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Altri territori

Questo spazio offre un'opportunità per esplorare e valorizzare le culture territoriali, non solo quelle emiliano-romagnole. Attraverso queste pagine e l’ascolto dei brani che vi sono contenute si può notare come il repertorio del liscio abbia avuto diffusione anche in territori diversi dalla Romagna.


Foto

Dall'archivio privato di Giuseppe Savini


Un Ballo Liscio Vol.2: Tradizione e Innovazione nella Musica Popolare Italiana

A quasi 30 anni dal primo volume, il 3 maggio 2024 esce Un ballo liscio Vol.2 di Riccardo Tesi e Claudio Carboni, con 15 musicisti e le special guest Tosca e Fresu. L’album celebra l’identità evolutiva del liscio, unendo tradizione e innovazione. Nato in Emilia-Romagna, fonde le radici della danza popolare con influenze internazionali, creando un equilibrio tra origini e sperimentazione. Con melodie raffinate, virtuosismo strumentale e combinazioni sonore innovative, trasforma la tradizione in un’esperienza contemporanea e cosmopolita. Il progetto è inserito in Viralissima, festival musicale digitale ideato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna e realizzato in collaborazione con Ater Fondazione e LepidaTV.